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Deputato supplente all'Ars, sì del Senato: ruolo di assessore incompatibile con l'assemblea. In Sicilia si libererebbero sette poltrone
Nuovo passo avanti per la norma che modifica lo Statuto della Regione. Manca poco perché la norma diventi operativa, con immediate conseguenze sul governo regionale
L'onorevole supplente fa un altro passo avanti per diventare legge. All'Assemblea regionale siciliana il ruolo di assessore diventa incompatibile con quello di deputato. Con possibili conseguenze già sulla giunta di Renato Schifani, perché le modifiche non scatteranno dalla prossima legislatura, ma già all'indomani della pubblicazione della norma in Gazzetta ufficiale. Oggi è arrivato il via libera del Senato, adesso il testo passerà alla Camera. Si tratta di una modifica allo Statuto della Regione Siciliana (ecco perché parliamo di disegno di legge costituzionale) su cui l'Ars aveva dato parere favorevole a settembre.
A Roma i sì della maggioranza sono stati 77, i no delle opposizioni 63. Il disegno di legge - che ha visto come relatrice la senatrice di Forza Italia Daniela Ternullo - prevede che se un deputato dell'Ars è nominato assessore, viene sospeso dalla carica di deputato e gli subentra un supplente. Poi nel caso in cui i deputati nominati assessori dovessero dimettersi o revocati dal Presidente, «tornerebbero ad esercitare anche le funzioni di deputato al posto dei supplenti (che si troverebbero in una condizione di naturale instabilità della carica) mantenendo, quindi intatta la loro qualifica di deputato regionale, ma senza esercitarne le funzioni per il periodo in cui saranno chiamati ad essere componenti della Giunta». In definitiva, accanto ai 70 deputati dell’Ars, ce ne saranno altri, al massimo dodici, che pur non esercitando temporaneamente le funzioni di parlamentari, manterranno la relativa qualifica.
Le novità entreranno in vigore dal giorno dopo della pubblicazione della legge in Gazzetta ufficiale, perché la norma - anche questo lo ha deciso oggi il Senato - non sarà sottoposta a referendum confermativo. Per arrivare a quel punto manca ancora il sì della Camera. E poi di nuovo al Senato e alla Camera, perché essendo norma di rango costituzionale è previsto il doppio passaggio dalle due camere del Parlamento. Infine sarà necessario un altro passaggio: un'apposita legge regionale per disciplinare «lo status giuridico ed economico dell’assessore temporaneamente sospeso dalla carica di deputato dell’Ars». In sostanza, l'assemblea regionale deciderà anche come verrà retribuito il deputato diventato assessore.
Guardando all'attuale composizione della giunta di Renato Schifani, sono sette su 12 gli assessori che sono anche deputati. Due sono di Forza Italia: lo stesso Schifani ed Edmondo Tamajo. Due sono della Lega: Luca Sammartino e Girolamo Turano. Tre sono di Fratelli d'Italia: Elvira Amata, Alessandro Aricò e Giusy Savarino. Di conseguenza andrebbero a fare spazio a sette nuovi deputati, i primi candidati non eletti della lista e del collegio del deputato nominato assessore.
«Si tratta di un provvedimento – attacca il senatore del Pd Antonio Nicita – che si vuole far passare come una semplice modifica del meccanismo istituzionale, un mero tecnicismo. In realtà, si tratta di un patto di potere, una modifica non ragionata degli assetti che regolano i lavori dell’Ars, per risolvere un problema politico della maggioranza che governa la Sicilia, ma che ne crea uno ben più grande ai cittadini siciliani. Tanto è vero che si abolisce il referendum e si boccia un emendamento che ne rinvia l’adozione alla prossima legislatura».
Nicita sottolinea come il deputato supplente perderebbe la sua autonomia, visto che «la sua permanenza all’Assemblea dipende dalla sopravvivenza del governo regionale. Il primo deputato supplente di cui ho sentito parlare - aggiunge - per la prima volta è stato Pablo Escobar», citando il noto defunto signore della droga colombiano e ricordando «quando il criminale di Medellin riuscì a entrare "in supplenza" nel parlamento colombiano».
Di tutt'altro avviso la maggioranza. «Oggi questo ddl risponde a un'esigenza chiara e condivisa - osserva il senatore di Fdi Salvo Pogliese - che sancisce una netta separazione tra la funzione legislativa e la funzione esecutiva, determinando l'allineamento del contesto normativo siciliano a quello vigente in altre otto Regioni italiane. È una soluzione equilibrata e funzionale».