Regione
Caos all'Ars, il centrodestra va in frantumi, scontri e Galvagno sbotta con l'assessore Dagnino: «Basta, ora metto tutto al voto»
Ancora franchi tiratori, il governo Schifani mai così in difficoltà in Parlamento
A Sala d’Ercole la tensione, ogni volta che c’è da discutere di manovre o manovrine, si taglia sempre a fettine. Ed anche ieri pomeriggio il copione è stato identico con il nervosismo che nella maggioranza di centrodestra è esploso al calor bianco.
A metà pomeriggio e con decine e decine articoli ancora da discutere il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha perso la pazienza con l’assessore all’economia Alessandro Dagnino. La miccia le aree Zes. Cateno De Luca di Sud chiama Nord aveva concordato delle modifiche con il governo. Solo che la riscrittura del testo non era quella concordata. Imbarazzo in aula, fino a quando pure Gaetano Galvagno ha perso la pazienza: «Avevamo detto che la riscrittura sarebbe stata condivisa. Se dite che concordate le riscritture e poi non è così sorge un problema. Mi guardi negli occhi e mi dica se ha cambiato idea...». «Ritenevo che la riscrittura fosse condivisa, mi stavo occupando di un altro articolo e ora registro la risposta negativa» ha replicato Dagnino mentre dentro Sala d’Ercole il brusio saliva.
Dagnino ha tentato di calmare le acque: «Non sono pronto». «Poco fa mi imploravi di votare l’articolo 4 – ha detto Galvagno – perché la tua riscrittura era pronta. Nega se hai il coraggio». «Ero pronto – la replica dell’assessore – ma un messaggino dall’opposizione ha mandato all’aria tutto. Stavamo su un altro articolo, non ho l’ubiquità. E gli accordi seri non si chiudono su WhatsApp». Galvagno ha prima sospeso la seduta e al rientro ha avvertito: «Pazienza ne ho già avuta molta, bisogna avere rispetto per il Parlamento. Io adesso metto in votazione tutto, il tempo delle riscritture è esaurito».
Da approvare alla ripresa di stamattina ci sono ancora poco meno di un centinaio di articoli, talmente tanti che la confusione sembra regnare sovrana fino a spingere il capogruppo del MpA Roberto Di Mauro, uno che di lavori d’aula se ne intende, a chiedere al governo di fare chiarezza: «Riscritture continue senza regia».
La maggioranza che sostiene il presidente della Regione, Renato Schifani, appare in forte sofferenza: Lega e Forza Italia sono in eterna competizione, l’opposizione di Pd e M5S regge compatta mentre l’Mpa appare in fibrillazione, con FdI che fa da scudo a Galvagno e la Dc ancora scossa dagli scandali che hanno decapitato il vertice con i domiciliari a Salvatore Cuffaro. Ma la tensione è salita alle stelle anche sul fronte dei consorzi di bonifica con Cateno De Luca che è arrivato quasi allo scontro fisico con il vicepresidente della Regione, Luca Sammartino.
Il Governo ieri è andato sotto due volte col voto segreto: affossate la norma che destinava un milione di euro ai parchi archeologici per la prevenzione del rischio incendi e lo stanziamento di un paio di milioni per interventi di pulizia preventiva dei boschi, sempre in funzione antincendio.
Durissima la reazione dell’assessore all’Ambiente Giusi Savarino che però si è rivolta all’opposizione: «Poi in estate non venitemi a dire che il governo era impreparato contro gli incendi o non ha fatto prevenzione». La replica della deputata del M5S Roberta Schillaci è stata caustica: «Guardi, assessore, che la bocciatura non è arrivata da noi ma dalla sua maggioranza».
A fine serata arriva il durissimo sfogo di un deputato di Forza Italia, che parla di «una finanziaria che Galvagno si sta costruendo a tavolino con le opposizioni e un po’ con Lombardo e De Luca, mentre il partito del presidente della Regione viene praticamente umiliato per colpa di un capogruppo debole e di un assessore all’Economia inadeguato».