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Il ricordo

La "movida alternativa" allo Zen in ricordo di Paolo: "Rispondiamo alla violenza"

San Filippo Neri si riempie: mille persone allo Zen per un "sabato alternativo", arcivescovi e istituzioni uniti contro violenza, mafia e disagio giovanile

19 Ottobre 2025, 00:25

00:32

L'atrio della chiesa di San Filippo Neri si riempie rapidamente, in mezz'ora sono circa mille le persone che hanno accolto l'invito degli arcivescovi di Palermo e Monreale, Corrado Lorefice e Gualtiero Isacchi, partecipando a un momento di raccoglimento e preghiera, un “sabato alternativo”.

Il luogo scelto è proprio il quartiere da cui proviene l’assassino di Paolo Taormina, il ventunenne ucciso sabato notte fuori dal suo locale in via Spinuzza, e gli assassini dei tre giovani uccisi a Monreale nel mese di aprile. C'era indubbiamente la presenza dello Stato, tanta polizia, ma anche il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il prefetto Massimo Mariani, numerosi religiosi, diversi consiglieri comunali tra cui il presidente del consiglio Giulio Tantillo, l'Assessore Fabrizio Ferrandelli, la consigliera Mariangela Di Gangi, Ottavio Zacco. In prima fila i genitori di Paolo Taormina, visibilmente provati dal dolore, e la madre di Sara Campanella, la ragazza di 21 anni uccisa lo scorso 31 marzo. Il prete dello Zen padre Giovanni Giannalia, accoglie tutti “Questo è un evento epocale, - dice ai giornalisti - qui allo Zen due arcivescovi non si erano mai visti. Questo è un quartiere popolare, la gente prova vergogna ed è raggelato dopo questo ennesimo omicidio. Le persone soffrono tantissimo soprattutto perché viene di nuovo additato e spesso in maniera banale e violenta, non si può rispondere alla violenza con altra violenza. Quello che è accaduto a Monreale, a Palermo, la quasi strage sventata a Sferravallo, fanno capire che c'è una situazione fuori controllo con cui bisogna interfacciarsi in maniera forte. C'è qualcosa di grosso che si muove, di disagio giovanile, in tutta la città, c'è qualcosa di grave che gravita sotto a ciò che vediamo”.

Apre gli interventi Lorefice: “Siamo qui per dire che forse è tempo di ritornare a Dio. - esordisce - Ci siamo asserviti a falsi idoli: potere, violenza, piacere sfrenato. Non ci stiamo accorgendo che non abbiamo guadagnato nulla, ci siamo allontanati da Dio. Dio lo abbiamo conosciuto in Gesù, che ha fatto sue le sofferenze degli altri: nell’atto di condividere il nostro dolore c’è una forza di guarigione e liberazione. Questo sabato è un’opportunità per guardarci in faccia, a partire dal volto di Dio”. Dopo diverse letture da parte di alcuni religiosi, interviene anche Gualtiero Isacchi: “La logica violenta della sopraffazione, tipicamente mafiosa, alla quale alcuni incoscienti vergognosamente inneggiano sui social, mira a cancellare la coscienza e la dignità umana, a spegnere la speranza e a condannare la persona alla rassegnazione del “nulla mai cambierà”. Il nostro essere qui è segno di resistenza e desiderio di cambiamento”. “È notizia di ieri: - continua Isacchi - ancora una bomba ha attentato la vita di un giornalista italiano e di sua figlia. Il problema non è lo Zen, non sono le vie della movida di Palermo o di Monreale; se ci occupassimo solo di questo avremmo fallito. Dobbiamo agire per costruire una cultura di pace e di fraternità partendo da Palermo, Monreale, dallo Zen e da tutte le periferie”.