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Il commento

«Bettino fu un fine stratega, ma la crisi di Sigonella fu mitizzata», il commento dell'ex ministro socialista Salvo Andò

Fedelissimo dell'ex premier socialista, visse la Crisi di Sigonella da vicino. Sono passati 40 anni e di una cosa è certo: «Oggi la politica estera italiana è più debole»

Salvo Catalano

10 Ottobre 2025, 06:50

Fedelissimo di Bettino Craxi, socialista ed ex ministro della Difesa nel biennio caldo di inizio anni '90, Salvo Andò visse la Crisi di Sigonella da vicino. Sono passati 40 anni e di una cosa si dice certo: «Oggi la politica estera italiana è più debole e una prova di forza come quella del 10 ottobre del 1985 sembra inimmaginabile».

«La crisi di Sigonella va iscritta all'interno di una politica estera italiana che dava grande importanza al mondo mediterraneo - spiega - Craxi spiegava spesso che con gli alleati atlantici bisognava essere leali, ma anche avere ragionevoli infedeltà in alcune occasioni, perché eravamo un Paese con un ruolo centrale nelle politiche mediterranee».

Una «politica del doppio binario» che portò non solo a mettersi muro contro muro agli statunitensi per tenere i quattro dirottatori palestinesi dell'Achille Lauro sotto la giurisdizione italiana e non trattenere Abu Abbas, riconosciuto il loro capo e guida del Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Anche in altre occasioni Craxi agì in autonomia rispetto agli alleati. «Basti pensare alla vicenda del bombardamento aereo sul quartier generale di Gheddafi in Libia - ricorda Andò - Craxi fece di tutto per scongiurarlo e avvisò il leader libico. Riteneva che il Paese dovesse avere una forma di autonomia rispetto agli alleati ogni volta che si doveva garantire un rapporto amichevole con i paesi mediterranei».

Eppure, secondo l'ex ministro, né Sigonella né gli altri episodi incrinarono il rapporto di fiducia con gli Stati Uniti. «Io credo che le conseguenze di quel 10 ottobre di 40 anni fa sono state mitizzate. Qualcuno sostenne che i rapporti tra Italia e Usa ne uscirono indeboliti. Questo è assolutamente falso. I rapporti tra Craxi e il presidente americano Reagan si mantennero cordiali, basta ricordare la famosa lettera che iniziava con "Dear bettino" (caro Bettino ndr)». Il riferimento è alla missiva con cui il numero uno della Casa Bianca invitava il presidente del Consiglio socialista a Washington dopo i fatti si Sigonella. Non solo. «Quando Craxi andò a parlare al congresso americano, molti nell'establishment temevano il suo disocrso. E lui effettivamente andò a dire che gli Usa non potevano continuare a sostenere in Sudamerica dittatori come Pinochet. Un discorso molto polemico ma che ottenne sorprendentemente applausi».

Altri tempi. «Oggi - continua Andò - la politica estera italiana è più debole, sia perché le posizioni di questo governo sono spesso ondivaghe, sia perché, in un orizzonte più ampio, l'Italia è fermamente convinta di un consolidamento del processo di integrazione europeo, ma deve fare i conti con un attegiamento statunitense, soprattutto dell'amministrazione Trump, che non è per niente favorevole».